martedì 15 giugno 2010

LE ORIGINI

La Regia Marina nacque il 17 marzo 1861, a seguito della proclamazione del Regno d'Italia da parte del parlamento di Torino; l'unificazione delle Marine che la costituivano - sabauda, borbonica, toscana e pontificia - risaliva, invece, al 17 novembre 1860. La flotta navale, che aveva inglobato anche uomini e navi della squadra garibaldina, ereditò la tradizione marinara delle due maggiori marine che avevano concorso a comporla, quella del Regno di Sardegna e, soprattutto, quella del Regno delle Due Sicilie che era la Marina Militare più potente fra quelle pre-unitarie: dalla marina borbonica provennero infatti gran parte dei mezzi e, per volontà dello stesso Cavour, da essa si ripresero le uniformi, i gradi e i regolamenti per la nuova Marina unitaria. All'atto dell'unità, disponeva di un buon numero di navi sia a vela che a vapore, ma l'eterogeneità delle componenti che la costituirono, ne limitò inizialmente le capacità operative.       


DOPO IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE

La conferenza di Washington per il disarmo navale postbellico, conclusasi nel febbraio del 1922 con il trattato navale, stabilì che vi sarebbe dovuta essere la parità nel dislocamento complessivo tra le marine italiana e francese sia per quanto riguardava le navi da battaglia (175mila tonnellate ciascuna) che le portaerei (60mila tonnellate ciascuna): tale decisione influenzò lo sviluppo della flotta italiana nel corso degli anni tra le due guerre mondiali, condizionandolo al mantenimento dell'equilibio con la Francia.



Il governo fascista decise di ammodernare la Regia Marina, con l'obbiettivo di essere in grado di sfidare la Flotta del Mediterraneo della Royal Navy britannica: tra la fine degli anni venti ed i primi anni trenta fu iniziata la costruzione di incrociatori pesanti da 10mila tonnellate, cui fece seguito quella di cacciatorpediniere e sommergibili (l'impegno nella costruzione di quest'ultima tipologia di battelli fu notevole, fino a raggiungere nel giugno del 1940, con 113 sommergibili, un tonnellaggio complessivo secondo solo a quello della flotta statunitense) e delle corazzate della classe Littorio.



Allo scopo di rendere, in prospettiva, minimo un contatto tra le navi italiane ed i più esperti vascelli britannici, la Regia Marina basò la sua strategia di sviluppo su navi veloci con cannoni a lunga gittata. A questo scopo sviluppò cannoni di calibro inferiore ma di gittata maggiore di quelli delle controparti britanniche; inoltre per ottenere velocità maggiori le navi italiane di nuovo progetto vennero dotate di una corazzatura più leggera (come ad esempio, nel caso dell'incrociatore Giovanni dalle Bande Nere).



Nel 1923 con la nascita della Regia Aeronautica i mezzi aerei, le basi ed il personale della componente aerea della marina passarono, insieme agli uomini, ai mezzi ed alle strutture provenienti dal Regio Esercito, sotto il comando ed il controllo della nuova Forza Armata, facendo venir meno il coordinamento centrale delle componenti aerea e navale: tale fatto, unito ad una politica di sviluppo degli armamenti orientata alla costruzione di grandi navi da battaglia che trascurò del tutto le portaerei (dell'unica costruita, l'Aquila, non venne mai completato l'allestimento) e molto anche i mezzi aeronautici, contribuì, nel corso del successivo conflitto mondiale, ad influenzare in maniera determinante e negativa l'andamento delle battaglie navali condotte delle forze armate italiane nel Mar Mediterraneo